Ma perchè…

 

Eh già, perché il gatto ha comportamenti che ai nostri occhi appaiono strani o inusuali?
Ci capita spesso di rassicurare i nostri affidatari sul modo di essere o dovremmo dire sul modo felino di rispondere agli eventi che accadono intorno al loro micio.

Ecco qualche quesito ricorrente e la relativa spiegazione felina, suffragata dall’esperienza di anni di volontariato in gattile delle nostre volontarie.

E se hai delle domande sul mondo felino invia la tua richiesta. Cercheremo di risponderti basandoci sulla nostra esperienza di tanti anni a contatto con i mici e le situazioni più disparate. I quesiti più interessanti troveranno spazio in questa sezione.

 

 

     

  • EVACUAZIONE IMPROPRIA
    D.: Il mio micio a volte fa i bisogni fuori dalla lettiera. Ogni volta che si verifica il fatto lo sgrido e lo sculaccio, ma sembra che non serva a nulla.

    R. In questi casi ci sono molti aspetti da controllare e di cui tener conto per poter dare una risposta adeguata. Alcune indicazioni di massima sono:
    – Malattie in latenza: se l’evacuazione inappropriata riguarda sia le feci che le urine è possibile pensare non a un semplice stato di stress ma anche a una patologia, come la cistite o una colite. O potrebbe esserci anche un coinvolgimento a vario titolo di tipo neuromuscolare.
    – “Simbolismo delle deiezioni”: i gattini imparano dalla madre la meccanica della copertura delle feci. La madre esegue la manovra perché in natura il gatto è comunque una possibile preda per altri animali, e quindi nasconde e copre le proprie tracce corporee sotto terra. Ma nella mente del gatto adulto le feci (sia solide che liquide) vengono usate anche come indicatore di “stati emozionali e/o fisici”. Tant’è che gatte in calore e maschi adulti non sterilizzati comunicano l’uno all’altro la propria presenza nel territorio attraverso il rilascio “scoperto” delle loro deiezioni. Si potrebbe ipotizzare che stia “dichiarando” anche all’altro gatto la propria presenza tramite le proprie feci. Ho approfondito l’aspetto olfattivo nel gatto anche nell’articolo alla sezione “Consigli utili” intitolato “Il codice d’odore”.
    – Tipologia e locazione della lettiera: la lettiera è di tipo chiuso? Il gatto potrebbe avere sensazione di claustrofobia stando all’interno e non usarla. La lettiera è di tipo aperto? Potrebbe essere collocata in un luogo sgradevole al gatto (una stanza con troppo passaggio o viceversa in uno spazio troppo angusto) e quindi non usarla. La lettiera è di tipo profumato? Il gatto per sopraffare quello che per noi è un profumo di lavanda potrebbe lasciare le feci in vista…
    E’ importante parlarne con il proprio veterinario anche di questo “problema” e una volta esclusa ogni possibile patologia o stress, riconsiderare le indicazioni fornite, perchè dietro all’evacuazione impropria di un gatto in casa c’è praticamente sempre un motivo preciso.
    Non ha invece alcun senso la punizione anche fisica del gatto che, a differenza del cane, non associa il gesto ad un comportamento scorretto, dunque non comprende e al contrario accumula ulteriore stress.


  • IMPRINTING
    D.: Un mese fa abbiamo adottato una gattina di 4 mesi. In casa è molto educata, ma con noi è molto distaccata. Quando ci vede fa le fusa, ma a distanza e sembra non gradire le coccole. Perchè si comporta così?

    R. Questo può essere il caso di un gatto che prima dei 4 mesi non è mai stato toccato da mano umana, o al massimo ha avuto contatti occasionali ma non gratificanti. Un gattino dovrebbe essere tenuto con la gatta madre almeno fino a due mesi, ed entrambi dovrebbero avere contatti positivi e continuativi con le persone, per garantire una piena socializzazione con i bipedi. Se questa condizione non è assolta o è assolta parzialmente è probabile che il gattino accetti la presenza degli umani ma non comprenda la ragione del manipolamento. Anche l’accudimento della gatta madre è fondamentale: gatte inesperte o che hanno avuto a loro volta madri inesperte potrebbero trascurare il contatto fisico con la prole rendendola insofferente alle esperienze tattili. In questo caso la micia è ancora molto giovane e c’è ancora molto da recuperare, ma probabilmente dovrete accettare i suoi tempi. Si può cominciare con qualche piccola carezza seguita dal posizionamento della ciotola del cibo, verificando che non si innervosisca (occhio a coda e posizione orecchie) e con cautela sovrapporre le due azioni (cibo e coccole). A differenza del cane che difende il momento del cibo come esclusivo, il gatto associa invece sin da piccolo l’esperienza tattile al cibo (la gatta che normalmente lecca il gattino durante la poppata). La distanza che la gattina sta tenendo dovrebbe anche ridursi con il ridursi della sua ansia e della sua incerta fiducia nei confronti dell’uomo, che il tempo e le esperienze positive con la famiglia mitigheranno sicuramente.

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  • REPELLENTI E ODORI SGRADITI AI GATTI
    D.: La mia gatta qualche volta ha fatto pipì sul divano. Esistono prodotti repellenti per tenerla lontana? Ci sono odori che ai gatti risultano sgradevoli?

    R. Non c’è una regola precisa sugli odori sgraditi ai gatti. Sicuramente non apprezzano odori come quello dell’ammoniaca o della citronella o anche dell’eucalipto, ma le soglie di tolleranza sono variabili da gatto a gatto. Un rimedio empirico è quello di posizionare sul divano (durante la vostra assenza domestica) della carta accartocciata trasparente di plastica, rumorosa e voluminosa o anche della comune pellicola alimentare metallica parzialmente accartocciata. Nel salire sul divano il rumore e la relativa scomodità tattile sono ulteriori dissuasori imposti al gatto.

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  • INTRODURRE UN NUOVO GATTO
    D.: Ho un problema di convivenza fra due gatti maschi entrambi sterilizzati. Il primo ha otto anni, mentre l’altro (trovatello) ha circa sei mesi. Il più grande è molto geloso, e soffia e ringhia al nuovo arrivato.

    R. Agli occhi del primo gatto adulto l’ingresso del giovane micio deve essere sembrato come l’arrivo dell’invasore sul proprio territorio. Non stupisce dunque il comportamento tipico di difesa e di arroccamento del gatto di 8 anni, che fra l’altro è già un’età di per se critica per l’introduzione di una variante così stressante come un nuovo gattino. Spesso come volontarie ci siamo trovate a respingere l’adozione di cuccioli che dovevano andare a far compagnia (in teoria) all’anziano/a gatto/a di casa che era sempre stato single e scontroso. Il giovane gattino imparerà probabilmente il ruolo del gregario e dunque non sarà su di lui che dovrà essere concentrata l’attenzione. Semmai è la presentazione a monte tra i due felini che può essere forse stata un po’ precipitosa, non consentendo all’adulto di abituarsi alla presenza del piccolo. Detto questo potrei descrivervi la mia esperienza personale, dato che ho introdotto la mia seconda gattina con non poche difficoltà create dal primo gatto, un incrocio siamese di sei anni. La piccola è stata da subito e a lungo confinata in un bagno che era diventato il suo regno. Fuori dalla porta dello stesso bagno è stato sdraiato per quasi un mese anche il gatto adulto, intento a “montare la guardia”, soffiando e ringhiando, allontanandosi solo per cibo e lettiera. Dopo quasi un mese (in cui a turno io e mio marito passavamo ore a intrattenere solo la gattina) una sincera curiosità da parte del micio si era sostituita all’iniziale diffidenza. A 7 anni di distanza, non giocano insieme nè dormono insieme ma il clima di non belligeranza consente una discreta convivenza anche se ammetto che la gatta è diventata una provocatrice provetta, essendo ormai molto più atletica dell’anziano micio. Continuate a mantenere ciotole e lettiere doppie, se fosse possibile distribuendole in stanze diverse. Questo crea meno occasioni di incontro tra i due. E per il momento, ancora per qualche tempo, ricordate di lavare le mani dopo aver accarezzato il piccolo e prima di avvicinarle all’adulto. Alcuni gatti molto suscettibili non gradiscono di avere addosso l’odore di un altro micio. La fase dell’alimentazione comune è il primo step verso la convivenza. Ciotole separate ma in angoli opposti della stessa stanza con il loro cibo preferito. I miei due differiscono persino nei gusti alimentari! Bisogna sostanzialmente de-sensibilizzare il micio adulto sulla presenza del piccolo, che dovrà avere la possibilità di “sfuggire” alle manifestazioni di ostilità dell’altro anche usando tane/cucce in zone diverse della casa. Infine il gioco dovrebbe essere l’ultimo dei territori comuni di condivisione. Un gatto stressato o in fase di allerta non gioca e meno che mai in presenza di altro gatto, potenziale usurpatore. Ma nel piccolo il gioco è ancora una componente molto preponderante, che va stimolata anche come attività compensativa e distraente dall’altro gatto.


  • UN MICIO CHE AMA IL LATTE
    D.: Il mio micio ama moltissimo il latte, e apparentemente sembra non avere problemi. Posso dargliene liberamente?

    R. Latte e gatti sono un binomio diventato nel tempo un luogo comune. Che però va calibrato di caso in caso. Come volontaria in un’Associazione che ne vede transitare oltre 700 ogni anno, posso dirle che, dopo confronto con dati interni ed esterni, ci sono gatti che digeriscono il latte e i suoi derivati (intendendo sempre latte vaccino di mucca) e altri che non lo tollerano assolutamente. Sicuramente tra i gattini è molto alta la percentuale di intolleranza e di conseguenti problemi gastro-intestinali. Meglio utilizzare sempre latte specifico per micini. Per contro ci hanno riferito di gatti adulti che lo digerivano (sempre in minima quantità) senza grossi problemi. Il buon senso le ha suggerito correttamente di vedere gli esiti dell’assunzione di latte, controllando le feci del suo micio. E se come dice non ci sono grossi problemi, la quantità che lei suggerisce è comunque tranquillamente somministrabile. Alcuni affidatari ci dicono di aver trovato anche nello jogurt e nella panna una ghiottoneria felina. Ma anche in questo caso è buona norma mantenersi sempre nelle minime e saltuarie quantità.

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  • UNA GATTA ANZIANA E MIAGOLONA!
    D.: Ho una gatta di 17 anni, sterilizzata e abituata a vivere in casa. Da un pò di tempo non ci fa più dormire perchè di notte gira per casa e miagola.

    R. Più di un veterinario conferma la possibilità che una micia anziana come la vostra soffra di disorientamento e confusione, analoga a quella che si verificherebbe nella mente di una persona anziana che abbia patologie cerebrali conseguenti alla senilità. E’ stato rilevato che in alcuni gatti anziani c’è una sorta di regressione al comportamento del cucciolo che miagola per avere rassicurazioni. E’ più probabile riuscire a tranquillizzarla parlandole e accarezzandola che ignorandola. Inoltre, esattamente come i gattini, anche i gatti anziani dormono tanto e bisogna considerare che il sonno del gatto ha una fase REM (di sogno) molto vivida e profonda. Non è possibile escludere che il comportamento anomalo sia attivato dalla fase del sogno, in una sorta di semi-sonnambulismo. Alcuni veterinari si spingono addirittura a sostenere che si stiano presentando forme di “demenza senile felina” simili al morbo di Alzheimer (già riscontrato ad esempio nei cani anziani) e che dunque questa degenerazione porti a comportamenti disorganizzati o confusi dell’animale esattamente come lo sarebbero nell’uomo anziano. Si può chiedere al veterinario la possibilità di somministrare alla micia dello Zylkene, che è un integratore a base di caseina naturale che pare abbia un effetto antistress e calmante. Lo stesso principio attivo è contenuto in nuovo cibo secco distribuito dalla Hills il cui nome commerciale è ‘Calm’. E’ probabile che le manifestazioni si attenuino ma non scompaiano. Il quadro sanitario della micia va tenuto comunque tenuto sotto complessivo controllo, però direi che a voi è richiesta la parte più sensibile e difficile, ossia quella dell’indulgenza emotiva verso la vostra diciassettenne compagna pelosa.

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  • IL MICIO CHE LAPPA DAL RUBINETTO
    D.: Alla nostra micia (nonostante in casa ci siano ciotole di acqua a disposizione) piace moltissimo bere lappando direttamente dai rubinetti.

    R. La ‘potomania’ (ossia l’insistenza nel bere) coi rubinetti di casa ha una duplice spiegazione: da un lato l’animale sollecita una reazione nel proprietario (spesso infatti si posiziona speranzoso nei pressi dei lavandini) e dall’altro potrebbe essere legata al retrogusto di cloro presente nella nostra acqua potabile. I gatti infatti apprezzano l’odore del cloro addirittura nella forma comune di candeggina (specificatamente dell’acido cloridrico). Questo principio chimico è anche un componente delle loro urine e, in zone aperte, li attrae molto olfattivamente, consentendo loro di leggere sul territorio i passaggi di altri gatti. Quindi acqua corrente consentita ma grande attenzione all’uso della candeggina, che se ingerita dall’animale può provocare danni molto seri alla sua salute.


  • UN COMPORTAMENTO IMMATURO (IL GATTO CHE SUCCHIA)
    D.: La mia gattina non perde occasione per succhiare una coperta di pile che trova sul divano.

    R. L’atteggiamento della micia indica con un certo margine di sicurezza che la gattina è stata separata troppo presto dalla madre (e da un eventuale gruppo di fratelli). In pratica non sono stati completati alcuni schemi comportamentali che dovrebbero formarsi e consolidarsi nel gatto nei primi 2 mesi di vita insieme alla gatta madre e al resto della cucciolata (se esistente). Succhiare, masticare e a volte anche ingerire lana o altri tessuti simili è un comportamento felino anomalo definito ‘pica’. I tessuti morbidi (come il pile) sono tra i preferiti in questo tipo di attività e si suppone che l’odore del proprietario risulti un attrattivo ulteriore. Sebbene non ci sia niente di certo circa le reali ragioni che portano ad un simile comportamento, questa strana attività si riscontra spesso in gattini che sono stati precocemente divisi dalla gatta e per loro rappresenta una forma di gratificazione orale che risponde al bisogno istintivo del cucciolo di succhiare, ma può anche essere espressione di ansia o compensativa di noia. Fino a quando il tessuto non viene masticato o ingerito, questo risulta essere un comportamento non corretto ma accettabile (e potrebbe continuare per tutta la vita del gatto). Diversamente bisognerà procedere a dissuadere la micia in questa attività, alterando il sapore del tessuto. Odori sgraditi possono essere quelli a base di mentolo e/o eucaliptolo oppure citronella, anche se il fastidio varia da gatto a gatto.

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  • UN GATTO CHE COPRE IL CIBO AVANZATO
    D.: Il mio gatto ogni tanto raspa intorno alla ciotola del cibo, come se volesse coprirla. Soprattutto lo fa dopo aver mangiato, se nella ciotola c’è qualcosa di avanzato.

    R. Si tratta di un episodio abbastanza comune, ed è innescato da un fattore principale ossia l’odore rimandato dal cibo, soprattutto se molto aromatico (gli appetibilizzanti aggiunti al cibo dall’industria dell’alimentazione animale sono aromatizzanti ed attrattivi ma anche in alcuni casi molto intensi, al punto di essere ancora rintracciabili al naso felino anche nelle feci). Infatti nasce nel gatto una sorta di cortocircuito comportamentale molto elementare: sento un odore – un odore forte – lo devo coprire. Questo è lo stesso elementare meccanismo che in parte si attiva anche quando il gatto copre le proprie deiezioni. In entrambi i casi sta cercando di non lasciare tracce olfattive troppo in evidenza, che secondo l’etogramma del gatto potrebbero attirare potenziali predatori (anche se in casa ovviamente non ci sono!). Inoltre un gattino giovane in piena salute ed attività ha un corredo olfattivo sempre in piena attività, rispetto a quello di un micio anziano che fisiologicamente perde progressivamente le risposte sensoriali. In questi casi proviamo a cambiare prodotto alimentare e – compatibilmente con il suo stile di vita – a non lasciare troppo cibo a disposizione del micio ma solo poche quantità per volta e il “cortocircuito” dovrebbe regredire o addirittura scomparire. Oppure è possibile adottare le economiche ciotole “a pedata” pratiche ed igieniche. Il dispenser del cibo è coperto da un coperchio di plastica che si alza tutte le volte che il micio sale con le zampe anteriori sulla pedanina antistante consentendogli di alimentarsi. Quando il micio scende anche il coperchio si riposiziona coprendo il cibo. Questo fra l’altro preserva anche la visita sgradita di insetti sul cibo avanzato e ne contrasta l’ossidazione.

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  • LA PERDITA DEL COMPAGNO DAL PUNTO DI VISTA DEL GATTO
    D.: Dopo 13 anni, una malattia mi ha portato via la mia gattina, che dalla nascita era vissuta con il fratello. Ora lui, per la prima volta, si trova da solo. Lo osservo e non riesco a capire se effettivamente ne sente la mancanza.

    R. Lei pone una osservazione veramente interessante rispetto a quanto accaduto tra i suoi gatti. Per quanto ho potuto documentarmi, dovrei dire che sono possibili molti diversi comportamenti tra gli animali che sopravvivono al compagno scomparso. Fondamentalmente ci si deve rifare al carattere del gatto sopravvissuto e alla tipologia di relazione presente precedentemente tra i due animali in coppia. In altre parole, se il micio che non c’è più era il dominante e la coppia era simbiotica (sempre o quasi insieme per ogni attività, dal gioco al cibo) è probabile che il micio rimasto cerchi compensazione con alternative similari. Ho letto di gatti che, dopo la scomparsa dell’altro animale, mangiano solo se accarezzati dal proprietario o prendono possesso delle zone riposo prima occupate dall’altro gatto quasi a riassociarsi olfattivamente. Se invece il carattere del micio sopravvissuto era più indipendente e meno ansioso, il cambiamento nello svolgersi delle attività quotidiane può essere pressocchè impercettibile, dando ad un osservatore umano la sensazione (impropria) di indifferenza all’evento da parte dell’animale. Devo sottolineare quanto sia invece drammaticamente percepibile dai gatti la sofferenza nella fase di premorienza di un altro compagno gatto. In natura un animale sofferente tende ad allontanarsi dal gruppo (nell’attesa vana e riservata della cessazione del dolore). Dunque non è normalmente previsto un confronto tra un gatto sano e uno in fase terminale. Mi è stato riferito di gatti sopravvissuti (che avevano assistito all’agonia di un altro gatto) molto disturbati nel periodo immediatamente successivo alla morte dell’altro animale. Non c’è dubbio invece che l’affettuosa presenza del proprietario sia di gran lunga uno strumento efficace di compensazione alla perdita.


  • LA POSIZIONE DELLE CIOTOLE
    D.: Perchè il cibo deve stare lontano dalla lettiera?

    R. In linea di massima alcuni gatti non apprezzano avere il contenitore del cibo troppo vicino alla cassetta. Esiste un “mondo felino invisibile” ossia quello degli odori: nella logica del gatto ci sono regole precise per la gestione di ciò che forse noi non percepiamo olfattivamente bene quanto loro. In generale i gatti coprono i loro escrementi perchè – se fossero liberi in natura – nascondono in questo modo le loro tracce odorose-corporali a possibili predatori di passaggio. E nonostante sia ovvio che in casa l’attacco di un predatore non sia previsto, il gatto addomesticato mantiene tale comportamento. Per analogia il cibo (soprattutto quello industriale fortemente arricchito di aromatizzanti) lancerebbe un segnale odoroso molto intenso, con il risultato di ingenerare (a volte, non sempre) stati di decisa confusione olfattiva e conseguentemente anche comporti strani nell’animale (alcuni proprietari ci riferiscono di gatti che raspano intorno alla ciotola del cibo o viceversa parlano di mici che non usano più la lettiera, magari posizionata a poca distanza dalla zona cibo e vanno a sporcare sul divano). Quindi l’idea di tenere separate le zone cibo e toilet è soprattutto un consiglio dettato dall’esperienza.

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  • UNA GATTA ANZIANA CHE DORME IN LETTIERA
    D.: La mia gatta di 18 anni ormai molto sedentaria, da un po’ di giorni ha iniziato a dormire nella lettiera. Da che cosa può dipendere questo comportamento?

    R. Questa gatta ha una venerabile età, paragonabile in termini umani, agli umani anziani ultracentenari. La scienza veterinaria ci conferma che ormai anche nel gatto – soprattutto se molto longevo – possono manifestarsi nella vecchiaia (dai 14-15 anni in poi) comportamenti disorientati e non coerenti. Ci è stata data conferma sanitaria che nei felini anziani esiste in sostanza una forma di demenza senile. Non è improbabile dunque che il comportamento della micia dipenda anche da questo fattore. Inoltre tenga presente che l’olfatto di un micio anziano regredisce con il tempo (come tutte le funzioni sensoriali) e dunque la micia potrebbe restare in lettiera anche solo perchè lì sente la propria traccia olfattiva (lasciata dal contatto con urina e feci) e da questo odore venga a sua volta rassicurata. Inoltre la lettiera è sempre a livello del pavimento e questo per un micio non più abile saltatore (magari invece un po’ artrosico) è un posto facile da raggiungere. In questo casi può essere utile predisporre a pavimento, in un angolo tranquillo, un cesto con un cuscino o un panno morbido su cui spostarla delicatamente quando la trova acciambellata in lettiera e per darle ancora tranquillità si limiti a togliere il pelo che dovesse trovarci, senza lavarlo troppo spesso. I gatti anziani dormono moltissimo quindi non dovrebbe essere difficile abituarla alla cesta.

  • LA SVEGLIA MATTUTINA
    D.: Il nostro micio è una sveglia a quattro zampe, sabato, domenica, Natale e Pasqua compresi: tutti i giorni alle ore 7 si sveglia miagolando e reclamando cibo e attenzioni. Sembra di stare in collegio!

    R. I gatti sono animali ancora fortemente influenzati dal ritmo circadiano (ossia l’alternarsi giornaliero di luce e buio) forse anche in funzione delle loro originarie caratteristiche di specie, tra cui la fase di attività principalmente notturna legata alla caccia. Il micio (animale tendenzialmente abitudinario) che si relaziona profondamente con i propri conviventi umani tende però ad acquisire e consolidare anche come propri i comportamenti routinari dei ‘bipedi’: quindi se tutte le mattine alla sveglia fa seguito la distribuzione del cibo è evidente la correlazione positiva dal punto di vista felino. Inoltre degli studi specifici sostengono che gli occhi dei gatti siano in grado di percepire l’angolo di rifrazione della luce solare (variabile durante l’arco della giornata e nelle varie stagioni) e contemporaneamente capaci di tradurre questa informazione in una sorta di personale orologio interno molto sofisticato e discretamente preciso, tanto da adattarsi anche all’ora legale!

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  • ANDIAMO IN VACANZA, E IL MICIO RESTA SOLO
    D.: Il prossimo week end saremo via da casa. Come dobbiamo comportarci con il nostro micio? E’ oppurtuno rivolgersi a una pensione per gatti?

    R. Nell’ipotesi di fare un week end (anche lungo, tipo partenza venerdì e rientro domenica) o comunque un’assenza nell’ordine dei due-tre giorni, è di gran lunga consigliabile attrezzarsi con una lettiera in più, una bella ciotola piena o ancor meglio un dispenser di croccantini e uno di acqua ma lasciare i mici a casa loro (con un po’ di luce naturale che filtri dalle tapparelle). In questi casi non dimenticare poi il mondo invisibile degli odori. Dentro casa ci sono le tracce olfattive della vostra presenza, anche quando non ci siete, e questo rassicura un animale molto di più di un ambiente come una pensione. I gatti sono animali che reagiscono con stress ai cambi di ambiente e incassano male il colpo quando questi cambiamenti sono ravvicinati nel tempo; è facile che possano avere un disorientamento spontaneo sia in uscita da casa che in rientro. Naturalmente il caso è diverso se si tratta di una settimana (o più) che ovviamente diventa impossibile senza un accudimento continuo.

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  • IL VIAGGIO IN AUTO COL GATTO
    D.: Quando porto il mio gatto in automobile, miagola in continuazione ed è insofferente. Che accorgimenti posso seguire per rendergli meno traumatico il viaggio?

    R. Il caso è molto frequente. E’ probabile che il gatto patisca anche il movimento cinetico, oltre a un vero e proprio stato di ansia legato al contenimento in trasportino. Esattamente come in alcune persone particolarmente sensibili, la sollecitazione del labirinto (che innesca nausea e malessere) può scatenare nell’animale reazioni incontrollate come l’impulso di evacuazione, il vomito o la scialorrea (ipersalivazione). Per valutare se questa è la causa principale del problema bisognerebbe provare a fare una piccola passeggiata a piedi con il gatto nel trasportino, tranquillizzandolo attraverso la propria voce. Se reagisce comunque con vigorosi miagolii, allora va tenuta in considerazione anche la componente ansiosa del trasporto e purtroppo anche l’adrenalina prodotta dall’ansia può provocare addirittura scariche fecali. Quindi i consigli pratici che si possono dare sono semplicemente compensativi: – togliere cibo e acqua al micio almeno due/tre ore prima del viaggio. La nausea è meno forte a stomaco vuoto. – Posizionare il trasportino nel posto dove l’energia cinetica è meno forte ossia dove appoggerebbe i piedi il passeggero a fianco del guidatore. Un altro posto che il gatto potrebbe apprezzare è sul centro del sedile posteriore posizionando l’apertura della gabbia in direzione di guida (in modo che l’animale possa vedere sia lei che l’ambiente circostante), stabilizzando la gabbia in maniera da evitare ribaltamenti. Occorre valutare quale posizione sollecita meno il micio. – Mantenga una leggera areazione nel vano auto, evitando la radio e cercando di far sentire spesso la propria voce al micio. Per quanto riguarda i rimedi chimici/farmaceutici, una delle veterinarie che collabora con noi suggerisce anche in questo caso un integratore naturale a base di derivati della caseina il cui nome commerciale è ZYLKENE da assumere almeno una settimana prima del viaggio. Non è un farmaco omeopatico ma un nutraceutico, cioè pur essendo di origine totalmente naturale esplica la sua azione come un farmaco, aiutando la riduzione dei livelli di ansia. In commercio è presente in capsule che si possono sbriciolare negli alimenti. Lo stesso principio attivo si trova anche in cibi secchi in commercio (rivolgersi ai negozi specializzati). Inoltre anche l’utilizzo dello spray FELIWAY (a base di feromoni dall’effetto tranquillizzante) sia nell’abitacolo che nel trasportino potrebbe aiutare a superare lo stress del viaggio.


  • UN PROBLEMA CON I VICINI
    D.: Il mio micio ha 4 mesi, ed è stato portato a casa dal gatto ‘anziano’ di 4 anni. Ora sembra che questo gattino infastidisca parecchio la vicina perchè a suo dire sporca davanti a casa. Non vorrei che gli venisse fatto del male. Cosa posso fare?

    R. Il problema della convivenza tra animali e condomini (o vicini confinanti) è sempre di difficile risoluzione. Di solito il buon senso aiuta a smorzare i toni del contrasto prima che gli animali ne diventino vittime incolpevoli. Non conosco il contesto della sua casa ma immagino uno spazio esterno confinante con la vicina. Dunque un primo passo, se possibile, potrebbe essere fatto perimetrando con recinzioni a rete adeguatamente alte il confine di vicinanza. Se ciò non fosse possibile, lasci comunque nelle vicinanze di casa (e sulla direttrice della casa della vicina) una lettiera piena di sabbia, visibile ma protetta alle intemperie. E’ possibile che se il gattino decida di lasciare segni della presenza tramite le deiezioni, utilizzi anche più volentieri la lettiera. Mi parla di un cane e dunque immagino che, seppure all’esterno durante la vostra assenza, il cane (e/o i gatti) siano in un perimetro chiuso. Quindi controlli il confine di casa con occhio “felino”: ci sono passaggi o spazi attraverso i quali il micio può sconfinare? Blocchi queste possibili ‘vie di vagabondaggio’ con ingombri fisici possibilmente mimetizzabili (legno, rete, ecc.) Un odore veramente sgradito ai gatti è quello dell’ammoniaca, con cui può essere intriso uno straccio chiuso in un sacchetto di plastica forata, in maniera da risultare non pericoloso per contatto o ingestione ma solo fortemente disturbante in termini olfattivi e deviare la presenza dell’animale. Non è comunque detto che sia necessariamente il piccolo a sporcare. Di fatto, a meno di comprovate evidenze visive, molti gatti di passaggio possono essere tecnicamente “i malfattori” e questo fatto va tenuto in conto.

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  • LAVORIAMO ENTRAMBI, E IL GATTO E’ SOLO IN CASA
    D.: Abbiamo adottato un gattino trovatello, ma io e mia moglie lavoriamo, e lui resta solo 8 ore al giorno. Mi sembra che sia prigioniero in casa…

    R. Questa è una domanda comune a molte persone che convivono con un micio, soprattutto se l’appartamento non offre contatti con l’esterno. Un gatto (magari ancora giovane) che vive da solo molte ore spesso orienta i suoi ritmi con quelli degli umani suoi conviventi, posizionando il suo riposo (che comunque è di molte ore) nei tempi di assenza degli umani. E’ quindi importante qualificare il tempo che si passa insieme a lui in casa, giocando e interagendo con il gatto. Per evitare lo svilupparsi di atteggiamenti paurosi o l’accumularsi di energia non dispersa in altro modo (i veterinari comportamentalisti la chiamano “ansia da luogo chiuso”) è di grande aiuto relazionarsi non solo per la fornitura del cibo, gratificando l’animale ma anche coinvolgendolo nel gioco e stimolando il micio – anche in propria assenza – per compensare la mancanza degli stimoli esterni. E per creare stimoli nuovi in ambiente(magari da scoprire nel corso della giornata) è possibile ricorrere anche al fai-da-te. Piccoli contenitori (tipo quelli che contengono le sorprese degli ovetti di cioccolato) adeguatamente forati e riempiti di croccantini che se fatti rotolare rilasciano il cibo. Oppure un vasetto dello jogurt capovolto(sempre opportunamento forato, per rilasciare la fragranza) sotto il quale posizionare qualche croccantino molto appetitoso e nascosto sempre in punti diversi della casa. Alcuni mici apprezzano molto anche postazioni visuali nei pressi delle finestre. L’osservazione dell’ambiente circostante esterno in condizioni di protezione climatica è un’attività apprezzata dai gatti in tutte le stagioni. E naturalmente, compatibilmente con il carattere del micio e la sua predisposizione, è possibile valutare l’introduzione di un altro gattino, magari giovane e sempre maschio (in quanto una femmina tenderebbe ad essere dominante) che offre sempre nuove variabili a livello di convivenza.

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  • UN GATTO CHE TRASLOCA IN APPARTAMENTO
    D.: Come facilitare il passaggio da un appartamento con giardino a un appartamento dove il nostro gatto non potrà uscire? Si potrà adattare?

    R. E’ sicuramente possibile per il micio riambientarsi ovunque sia prevista anche la sua premurosa presenza. Quello del trasloco in un nuovo ambiente è uno dei possibili stress cui può venire sottoposto il proprio animale da compagnia. Affrontare la convivenza nella nuova casa con un occhio alle opportunità offerte all’animale è senz’altro il miglior punto di partenza. Se dunque nel nuovo spazio abitativo la presenza del padrone sarà altrettanto affettuosamente costante, l’esperienza può essere brillantemente superata dal gatto, che avrà comunque la necessità imprescindibile di ispezionare tutta la nuova casa. Una buona idea (compatibilmente con i tempi e i modi del vostro spostamento) potrebbe essere quello di portare in anticipo nella nuova casa ‘qualcosa’ che porti l’odore dell’animale: l’ideale potrebbe essere far trovare le cucce usate già posizionate, in modo da tranquillizzare almeno olfattivamente il micio. L’ambientamento dovrà necessariamente essere fatto partendo dalla zona interna della casa. In sostanza si tratta di predisporre ciotole e lettiere in una stanza tranquilla che rappresenterà il centro della nuova “tana”. Il gatto si muove a cerchi concentrici quando acquisisce la mappa di nuovi territori. E’ assolutamente importante non lasciargli da subito tutto il nuovo appartamento a disposizione: se particolarmente ansioso, si rischierebbe solo di vederlo fuggire in panico o rintanarsi per ore nascosto sotto il mobile o dietro il frigorifero. Un gatto (magari ancora giovane) che vive da solo molte ore spesso orienta i suoi ritmi con quelli degli umani suoi conviventi, posizionando il suo riposo (che comunque è di molte ore) nei tempi di assenza degli umani. E’ quindi importante qualificare il tempo che si passa insieme a lui in casa, giocando e interagendo con il gatto. Per evitare lo svilupparsi di atteggiamenti paurosi o l’accumularsi di energia non dispersa in esterno in altro modo (i veterinari comportamentalisti la chiamano ‘ansia da luogo chiuso’) è di grande aiuto relazionarsi non solo per la fornitura del cibo, gratificando l’animale ma anche coinvolgendolo nel gioco e stimolando il micio – anche in propria assenza – per compensare la mancanza degli stimoli esterni. E per creare stimoli nuovi in ambiente(magari da scoprire nel corso della giornata) è possibile ricorrere anche al fai-da-te. Piccoli contenitori (tipo quelli che contengono le sorprese degli ovetti di cioccolato) adeguatamente forati e riempiti di croccantini che se fatti rotolare rilasciano il cibo. Oppure un vasetto dello jogurt capovolto(sempre opportunamento forato, per rilasciare la fragranza) sotto il quale posizionare qualche croccantino molto appetitoso e nascosto sempre in punti diversi della casa. Alcuni mici apprezzano molto anche postazioni visuali nei pressi delle finestre. L’osservazione dell’ambiente circostante esterno in condizioni di protezione climatica è un’attività apprezzata dai gatti in tutte le stagioni.


  • LA CASA NUOVA CON IL GIARDINO
    D.: Ci trasferiamo in una casa con giardino. I miei gatti fino ad ora hanno vissuto in appartamento con balcone. Sarà possibile ambientarli?

    R. E’ sicuramente possibile per le due gatte riambientarsi ovunque sia prevista anche la sua premurosa presenza. Quello del trasloco in un nuovo ambiente è uno dei possibili stress cui può venire sottoposto il proprio animale da compagnia. Affrontare la convivenza nella nuova casa con un occhio alle opportunità offerte all’animale è senz’altro il miglior punto di partenza. Se dunque nel nuovo spazio abitativo la presenza del padrone sarà altrettanto affettuosamente costante, l’esperienza può essere brillantemente superata dal gatto, che avrà comunque la necessità imprescindibile di ispezionare tutta la nuova casa. Una buona idea (compatibilmente con i tempi e i modi del vostro spostamento) potrebbe essere quello di portare in anticipo nella nuova casa “qualcosa” che porti l’odore dell’animale: l’ideale potrebbe essere far trovare le cucce usate già posizionate, in modo da tranquillizzare almeno olfattivamente le micie. Quella della protezione nel giardino (con adeguata zona riparo) è un’ottima soluzione. Purchè naturalmente non si tratti di confinamento che escluda totalmente il contatto con i proprietari: l’ideale sarebbe consentire un accesso alla zona esterna protetta tramite una gattaiola che comunichi direttamente con la casa. Una zona protetta esterna risulta anche la soluzione più vantaggiosa che impedisce l’intrusione di ‘mici di passaggio occasionali’ che diversamente potrebbero essere provocatori di scontri pericolosi. Inoltre offre comunque al gatto il contatto con l’esterno, limitandone comunque il vagabondaggio che è a volte è motivo di irritazione di qualche vicino di casa ingiustamente intollerante.

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  • GATTI E NEONATI
    D.: Io e il mio compagno abbiamo due gatti di circa tre anni. Ora vorremmo ‘mettere su famiglia’, e mi chiedo se ci possano essere problemi tra i gatti e i neonati.

    R. Per quanto riguarda la convivenza tra neonati e mici sono da tempo documentati i benefici di vicinanza del bambino all’animale, anche in termini di rinforzo degli anticorpi del neonato. A maggior ragione per gatti con vita esclusiva in appartamento e dunque non esposti a contagi di malattia nè possibili vettori di parassitosi o zoonosi. Una cara amica ha partorito due gemelli che stanno per compiere un anno. I due gatti di casa (un maschio e una femmina sterilizzati) si sono dimostrati i più attenti anche alla presenza impacciata dei due neonati, accorrendo spesso per primi alle culle quando uno dei bambini piange. Dunque auguri anche a voi per l’avvio di una felice, lunga e ‘numerosa’ convivenza.

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  • UN GATTO AGGRESSIVO CON LE PERSONE
    D.: Il mio gatto ultimamente è inspiegabilmente aggressivo anche con me. Si avvicina miagolando in modo strano, e poi attacca i polpacci, mordendo e graffiando.

    R. Possiamo fare qualche ipotesi rispetto a quello che si segnala come un evento, per fortuna, sporadico. Dal momento che il gatto ha accesso al giardino, forse attua questo comportamento quando magari per motivi diversi gli viene impedito di uscire? Nel caso si tratterebbe di deviare e costringere la sua attenzione su giochi “da interno” come palline o peluche, in ogni caso cercando di ridurre lo stress da contenimento in interno. E se invece le sue uscite in giardino proseguono, avete notato la presenza o il passaggio di altri gatti nel giardino? Nel caso potrebbe trattarsi di aggressività re-diretta. Il gatto vede altri gatti, vorrebbe attaccare ma, una volta scomparsi, attacca il primo oggetto in movimento a lui vicino (i polpacci). L’attacco avviene a fine di una sessione di gioco intensa con qualcuno di famiglia? Il gioco stimola il gatto, ma induce una sorta di “crescendo” aggressivo. Sessioni brevi di interazione con l’animale senza offrirgli contatto con le mani o i piedi sono stimolanti e compensative; viceversa il gioco ‘troppo fisico’ potrebbe irritare il gatto che segnala lo stress con l’attacco e il morso non misurato. L’aggressione avviene ‘a freddo’ e inattesa, quasi come un agguato? Potrebbe trattarsi di ‘stereotipo di dominanza’. L’attacco improvviso e inaspettato di solito provoca nelle persone un sobbalzo e un comportamento istintivo di paura. Che sono esattamente i comportamenti tipici di una ‘vittima’. Mentre il gatto si sente rassicurato nel ruolo di predatore. In questo caso bisogna cercare di anticipare la mossa del gatto, magari anche solo con un rumore forte che lo distragga o variando il proprio percorso pedestre e mandando a vuoto l’attacco. Come ulteriore suggerimento, esiste da poco in commercio un integratore a base di caseina naturale (Zylkene) che pare abbia efficacia su gatti nervosi e stressati. Lo stesso principio attivo è anche contenuto in prodotto alimentare della Royal Canin che si chiama ‘Calm’, somministrabile al gatto come un comune alimento secco.


  • IL GATTO CHE SI SPAVENTA CON GLI ESTRANEI
    D.: Il nostro micio è assolutamente socievole e giocherellone con noi della famiglia, ma con gli estranei che lo avvicinano improvvisamente e un pò troppo affettuosamente, tende a ritrarsi o scappare.

    R. E’ una risposta comportamentale nella norma. Il micio conosce e si fida di tutti i componenti della famiglia ma un estraneo eccessivamente invasivo nei suoi confronti non gli lascia il tempo per comprendere se può fidarsi di lui da subito. A volte è sufficiente chiedere che il micio venga ignorato per qualche minuto e sia quindi l’animale a prendere spontaneamente confidenza con il nostro amico estraneo che sicuramente (soprattutto in caso di giovani micini) risulta sempre un elemento nuovo ed interessante da scoprire, con le modalità più consone al gatto.

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  • IL GATTO CHE DISTURBA DI NOTTE
    D.: Il mio gatto non ci fa dormire la notte: a un certo punto, ogni notte, inizia a miagolare, giocare, grattare e non smette finchè non ci è alziamo. Siamo disperati (e stanchissimi).

    R. Questo comportamento non è così inusuale. In alcuni gatti particolarmente “simbiotici” con il proprietario possono accadere tali episodi. Secondo i veterinari comportamentalisti, un comportamento simile accade quando un gatto (particolarmente ansioso di carattere) viene lasciato a lungo da solo e ha un alto grado di interrelazione con i proprietari dai quali ottiene spesso immediatamente attenzione alla prima sollecitazione. Potrei ipotizzare che – verosimilmente – anche durante il giorno e in vostra presenza, il micio sia un gatto molto interattivo con voi e viva in appartamento senza contatti con l’esterno. In altre parole (esattamente come farebbe un bambino) nella sua mente ogni volta che scatta uno stato di “presunto” distacco da voi (il sonno notturno), la soluzione sta nel miagolare, ottenendo immediatamente una reazione compensativa (il proprietario che si alza e si relaziona con il micio). In assenza di vostre indicazioni posso ipotizzare che il miagolio emesso sia classificabile come “gnaulìo”, ossia un suono basso o profondo che normalmente nel gatto esprime sconforto o richiamo. Sempre secondo i veterinari comportamentalisti, la terapia di de-sensibilizzazione a questo disturbo è fattibile a condizione che vengano predisposti e mantenuti alcuni comportamenti orientati anche a dare maggiore fiducia all’animale. La terapia da tentare deve svolgersi sostanzialmente di giorno e (indirettamente) di notte. In pratica si tratta di arricchire il vissuto quotidiano del micio con alternative di gioco e di scoperta che distraggano l’attenzione del gatto e che non prevedano la vostra interazione. Palline, scatole vuote, giochi contenenti erba gatta e persino del cibo (secco) nascosto alternativamente in luoghi diversi dell’appartamento possono rappresentare uno stimolo a scoperte e sollecitazioni nuove. Inoltre è importante imparare ad ignorare ogni tanto anche di giorno le richieste di attenzione da parte del micio, rinforzando tutte le volte che sia possibile la sua autonomia. La notte (probabilmente il momento più delicato) è quello che richiede maggiore fermezza: l’isolamento dalla vostra camera può andare bene a condizione però che nella stanza dove viene isolato vengano immessi anche (oltre al cibo e alla lettiera) qualcosa su cui possa essere spostata la sua attenzione/richiesta. Un giornale accartocciato da sfilettare con le unghie (o su cui sfogarsi) e gli stessi giochi citati più sopra (possibilmente non rumorosi, ovviamente) dovrebbero essere presenti nella stessa stanza. Risulta fondamentale da parte vostra tener duro ai tentativi sonori di insinuazione nel vostro sonno ma credo che cominciando la de-sensibilizzazione di giorno un po’ alla volta e con pazienza si possa arrivare a risultati positivi notturni per tutti (marito compreso). Esistono anche appositi diffusori (Feliway è il nome commerciale) in vendita nei migliori negozi di animali che contengono una sostanza tranquillizzante per l’animale (e inodore per l’uomo). L’ultima alternativa riguarda la possibilità di introdurre un nuovo compagno di giochi per il micio. La presenza di un altro gattino potrebbe compensare in larga misura la sua richiesta di attenzioni deviandola sull’altro micio che – in funzione del suo carattere ansioso – sarebbe visto come un compagno e non come una minaccia.

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  • UN MICIO SORDO
    D.: Ho adottato una micia trovatella, bianca e con occhi azzurri, che il veterinario ha diagnosticato essere sorda. Come assolvere i suoi bisogni perchè non soffra?

    R. Quello di cui soffre Bianca è un handicap sicuramente molto grave se la gatta vivesse all’esterno anche solo occasionalmente (o fosse randagia) ma non è invece significativo per un micio che possa vivere protetto in una casa. Animali deprivati di una importante facoltà sensoriale (vista, piuttosto che udito) necessitano di una condizione ambientale necessariamente controllata e modificata o facilitata per poter garantire loro lunga vita. Quindi l’appartamento è senz’altro il posto più corretto dove farla vivere. Protetto non deve necessariamente significare depresso. Quindi l’arricchimento ambientale con un bel tiragraffi verticale sul quale arrampicarsi strategicamente vicino ai vetri di una finestra o qualche gioco da rincorrere potrebbero rappresentare una valida alternativa alla simulazione di caccia che tanto piace ai gatti. L’interazione nel gioco con il proprio animale aiuta quest’ultimo a relazionarsi ancora di più con i componenti della sua famiglia umana. Spendere 10 minuti al giorno in questa attività spesso rilassa i proprietari e fa felici i loro quattro zampe.

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  • LA PERDITA DELLE VIBRISSE
    D.: Ho trovato in giro per casa alcune vibrisse della mia micia. Devo preoccuparmi o è normale che talora ne perdano? E’ la prima volta che me ne accorgo.

    R. Le vibrisse hanno particolarissime funzionalità in termini ricettivi (con innervamento profondo) ma fondamentalmente hanno la struttura di crescita dei peli (o per analogia, dei capelli umani). Quindi hanno un ciclo di vita analogo a cui segue la caduta spontanea e la successiva ricrescita.
    Patiscono le stesse patologie che colpiscono il pelo. Uno dei miei gatti adottato con grave micosi (i comuni funghi della pelle) aveva macchie di alopecia (senza pelo) ed era per la stessa causa anche senza tutte le vibrisse, ricresciute poi con il tempo. E’ dunque normale la perdita, ma anche la successiva ricrescita, in qualche giorno, dei singoli baffi. Non preoccuparti se non ne trovassi altre. Il gatto tende ad ingerire tutte le proprie tracce corporee in ricambio (scaglie di unghie, peli, crosticine, ecc) e quindi anche le vibrisse.


  • UN GATTO FIV POSITIVO
    D.: Abbiamo fatto le analisi al nostro gatto, che purtroppo è risultato FIV positivo. Il veterinario mi ha tranquillizzato, ma sono veramente in ansia.

    R. Rispondo con l’esperienza data dalla pratica avuta negli anni con numerosi felini FIV positivi passati per l’associazione e posso senz’altro tranquillizzare sul fatto che non si tratta di animali ‘diversi’ dagli altri, ma solo gatti cui va garantito un buon accudimento per averne in cambio una ancora lunga e felice convivenza. La veterinaria ci ha sempre confermato che il gatto FIV positivo non va trascurato nel senso più ampio del termine. Buona alimentazione, vaccinazioni periodiche (anche fino all’età adulta) e un occhio attento allo stato generale dell’animale lo aiutano moltissimo. In ogni caso l’intervento immediato (nel caso di patologie anche minime) a sostegno della salute del micio aiutano a evitare il conclamarsi dell’AIDS felina. Un gatto normale e vaccinato che abbia un esordio di qualsiasi ceppo virale ha bisogno di meno supporto farmaceutico rispetto a un FIV positivo. E’ importante che il gatto non abbia scontri con altri felini, generatori di stress ma anche vettori di possibili graffi o morsi che sono il vero veicolo di trasmissione del virus, oltre ai contatti sessuali che però sono evitabili se il micio è sterilizzato. Coppie di gatti con grande intimità (uso delle stesse ciotole e leccamento reciproco) di cui uno solo era FIV positivo ci hanno evidenziato nel tempo che nel secondo gatto non c’è mai stata veicolazione del virus e meno che mai passaggio all’uomo. Sempre il veterinario ci conferma che il ceppo felino resta di tipo specie-specifico, pur comportandosi come quello umano, ossia creando una sostanziale retroimmuno-debolezza.

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  • UNA PICCOLA ZONA DI ALOPECIA NEL PELO
    D.: Il mio gatto sul collo ha una zona senza pelo grande come una moneta da dieci centesimi. La pelle è rosea, non lesionata nè irritata. E apparentemente sta bene. Devo preoccuparmi?

    R. Sulla base delle indicazioni fornite si può supporre che la macchietta di alopecia sia imputabile ad una normale micosi, ossia i comuni funghi della pelle. La micosi è una delle rare zoonosi (ossia malattie trasmissibili da animale a uomo) ma in realtà è anche uno dei disturbi più banalmente trasmissibili in questa stagione umida (che consente alle spore di sopravvivere anche a livello di terreno). Noi siamo abituati a pensare al contagio solo nei pressi di piscine e spogliatoi ma in realtà le spore micotiche possono essere anche trasportate da piccoli volatili come i passeri che si posano ovunque a terra o sulle terrazze e ne fanno da vettore. Anche scarpe poco pulite possono rivelarsi il mezzo di tramite per il contagio. In ogni caso una cura specifica locale applicabile sul micio e una disinfestazione dell’ambiente (l’ideale sarebbe usare gli apparecchi a vapore caldo 100°) dovrebbero mettere fine al ciclo delle spore. La micosi è un disturbo definito dai veterinari “autolimitante” ossia che dopo un certo periodo di permanenza (a terreno o sulla pelle) termina comunque spontaneamente la sua fase di contagiosità. E’ comunque buona norma in termini generali di igiene tenere pulito l’ambiente.

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  • UNA GATTA IN CALORE: CHE FARE?
    D.: La mia gattina è in calore. E’ il primo. Dopo di che la farò sterilizzare. Ora però la vedo così irrequieta e insofferente. Esistono farmaci, possibilmente naturali, che la possano aiutare e calmare?

    R. Il veterinario ci conferma che lo stato ormonale che induce il calore nella gatte provoca anche tipiche manifestazioni parallele, come l’irrequietezza, l’estrema vocalizzazione, un’aumentata reattività agli stimoli e in generale una serie di comportamenti iper-specifici legati al periodo. La durata può essere da poche ore a 2-3 giorni e comunque -se la gatta non si accoppia- tende a ripetersi in breve nell’arco del tempo. Nessun farmaco o preparazione erboristica risulta avere efficacia solo sui sintomi, in quanto determinati dagli alti tassi ormonali. E’ però risaputo da tempo e ce lo confermano le ultime ricerche scientifiche che gli anticoncezionali veterinari specifici somministrati alle gatte sono fortemente cancerogeni. Alla luce di queste evidenze la soluzione più semplice risulta essere ancora la sterilizzazione nel più breve tempo possibile dalla maturità sessuale dell’animale.


  • LA PUNTURA DI INSETTO
    D.: La mia gatta di un anno adora giocare in giardino, e ciò la porta a fare spesso spiacevoli incontri, come ad esempio nidi di vespe. Che fare in casi simili?

    R. La puntura di un insetto vicino al naso o peggio ancora in bocca può provocare conseguenze molto serie, e addirittura letali se, come negli umani, il gatto patisce lo shock anafilattico di possibili allergie. E nel caso – ovviamente – urgono cure veterinarie immediate. Detto questo, qualche indicazione naturale e sicura in più sul trattamento di queste situazioni ce la fornisce il Dr. Fogle, famoso veterinario americano. Secondo la sua esperienza bisogna distinguere tra le varie punture di insetto perchè quelle di vespe e calabroni sono di tipo “basico” e quindi l’irritazione locale può essere neutralizzata tramite tamponamento a base di succo di limone o aceto mentre per le punture (che sono di tipo “acido”) come quelle di api o formiche si può usare un impacco sulla cute a base di comune bicarbonato di sodio. Va ovviamente controllato che il pungiglione non sia rimasto sottopelle e nel caso è meglio recarsi da un veterinario per la rimozione, soprattutto se è posizionato in vicinanza di zone estremamente sensibili nell’animale come il naso, gli occhi o le mucose della bocca. In generale contro le punture di insetto tipo zanzara sembrano essere d’aiuto anche l’aloe vera, disponibile in gel nelle erboristerie, applicata come calmante e rinfrescante sulla zona punta.

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  • I PERICOLI DELLA VITA ALL’APERTO
    D.: Ho una gattina di tre mesi. Ora che è inverno la tengo in casa. Ma questa estate sarà impossibile non farla uscire, visto che abito in campagna. Ho paura che possa venire investita. Cosa posso fare per ridurre il rischio?

    R. Se lo spazio esterno è recintato da cancellata o analogo potrebbe risultare semplice e di poco costo aggiungere una rete di recinzione (o un telo tipo ombreggiante verde) con un’altezza tale da dissuadere l’arrampicata o il salto per scavalco. Inibire integralmente la naturale tendenza alla curiosità del gatto è ovviamente impossibile, quindi potrebbe essere utile aggiungere qualche variabile interessante nei pressi di casa. Gli alberi di medio fusto sono una valida postazione di caccia nonchè scalabili in senso verticale e rappresentano un’alternativa all’esplorazione del mondo (a terreno). Logicamente gran parte dell’indipendenza territoriale del gatto dipende dal suo carattere e dal fatto di essere o meno sterilizzato: ci sono animali curiosi e molto intraprendenti e altri che – pur con molto spazio a disposizione – tendono a restare stanziali nella zona della tana-casa. Alcune gatte (soprattutto se soriane comuni) potrebbero andare in calore anche verso i 5-6 mesi di vita: la sollecitazione ormonale legata alla fase riproduttiva le sollecita al vagabondaggio alla ricerca del maschio per l’accoppiamento; in questo senso la sterilizzazione è un’altro buon deterrente. L’ultimo consiglio riguarda la fase serale che risulta (tristemente) essere la più pericolosa per i vagabondaggi dei mici. Le luci dei fari delle auto che puntano direttamente al muso dell’animale lo spaventano e lo bloccano ai margini delle strade spesso con conseguenze tragiche e drammatiche. Dunque sarebbe meglio procedere al contenimento serale e notturno in casa del micio proprio in funzione di una sua ulteriore tutela, concedendo l’accesso esterno durante il giorno quando magari è prevista la vostra presenza in casa (che di per sè rappresenta una “sicurezza” per l’animale).

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  • LA CRESCITA DEL GATTO
    D.: Fino a quale età normalmente può crescere un gatto?

    R. La scienza veterinaria ci dice che il gatto è un piccolo mammifero che continua la sua crescita ossea e corporea fino a quasi due anni. La percentuale di crescita è altissima nei primi 6-12 mesi, poi rallenta progressivamente per assestarsi e completarsi intorno ai 18-24 mesi. Da quel momento in poi è considerato a tutti gli effetti un esemplare adulto. E se il peso aumenta dopo quella data … significa che si sta incicciottendo, non che sta ancora crescendo strutturalmente. Non ci sono differenze di crescita tra i gatti di razza e i comuni soriani, mentre ce ne potrebbero essere tra i maschi e le femmine (che sono quasi sempre un pochino più piccole rispetto ai maschi).


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  • I PERICOLI DELLA VITA ALL’APERTO – 2
    D.: Ho molta paura nel far uscire il micio piccolo in giardino. Lui ha circa 5 mesi ho paura che si perda oppure non torni…

    R. In questi casi sicuramente vanno sottolineati alcuni elementi: 1) il luogo: bisognerebbe tenere in conto se intorno a casa ci sono vie di traffico intenso, giardini privati con altri animali o terreni in coltivazione. Ognuna di queste situazioni rappresenta di per sè un potenziale pericolo per il micio (dalle automobili, ai cani o altri gatti randagi, ai diserbanti / concimi chimici). 2) la sterilizzazione: il piccolo andrebbe senz’altro almeno contenuto in casa fino alla sterilizzazione per evitare (a ridosso della maturazione sessuale che avviene tra i 6-8 mesi) risse, combattimenti e ferimenti con altri gatti dovuti proprio alle sollecitazioni ormonali. 3) carattere ed orientamento: un cucciolo è sicuramente curioso di esperienze e avventure, mentre un gatto adulto dovrebbe avere un carattere già “temprato” da un passato di vita randagia. Se la casa come “tana” viene valorizzata dalla presenza di cibo e riconosciuta come “rifugio” protetto non c’è motivo di pensare che un gatto voglia allontanarsene, quindi le variabili restano quelle citate nel primo punto. Dunque un’attenta osservazione dell’animale rispetto alle condizioni ambientali e al suo comportamento dovrebbe consentire di trovare una risposta a questo dubbio.

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  • IL CALORE NELLA GATTA ANZIANA
    D.: Fino a che età può andare in calore una gatta?

    R. In base alle tante gatte con cui noi volontari abbiamo interagito, possiamo affermare che il calore continua sistematicamente e ad oltranza negli anni. I veterinari con cui collaboriamo ci confermano che le ripetute gravidanze delle gatte (randage o meno) portano in sostanza all’usura dei tessuti interni dell’apparato riproduttivo e in più di un’occasione abbiamo fatto sterilizzare (appena in tempo per garantirne la sopravvivenza) gatte di soli 4 o 5 anni con principi di complicanze infettive interne o esiti gravi di aderenze da parti precedenti o addirittura con feti morti inglobati nell’addome. Nelle gatte di casa che si sono riprodotte più volte è comune anche il prolasso uterino. Si tratta di condizioni patologiche che tagliano drasticamente l’orizzonte di vita dell’animale. Nel caso di gatte di casa cui venga sistematicamente comunque impedito sempre l’accoppiamento, è possibile assistere nel tempo all’instaurarsi di tumori (in sede di ovaio e/o utero) innescati dai ricorrenti flussi ormonali che proseguono ininterrottamente. Nel caso eccezionale (e per fortuna non frequente) di gatte che abbiano partorito per decenni, è possibile calcolare, per approssimazione, che vengano date origini a centinaia di gattini (discendenti diretti) e migliaia come discendenti indiretti … Dunque la sterilizzazione è ampiamente sostenibile anche per garantire una discreta aspettativa di vita alla micia, oltre ad evitare la nascita di decine di animali che finiscono il diventare randagi.