Storie di colonie: non è un mondo per randagi

Per capire, per sapere e per ricordarci tutti che fuori ci sono ancora tanti randagi da aiutare, lasciamo la parola ad una delle nostre volontarie, con la sua testimonianza diretta su quanto può accadere ancora nel 2015 nel mondo delle colonie feline.

Molti rappresentanti “istituzionali” NON HANNO INTERESSE E NON VOGLIONO intenzionalmente interagire con i gattari.

Le categorie che potrebbero farlo, ma invece si defilano, sono molte: persone che vestono per lavoro una divisa, preposte anche al controllo del randagismo, o serissimi professionisti in camice bianco che lavorano con gli animali, ma anche politici assessori opportunisti interessati solo a mantenere la poltrona, A volte non lo fanno nemmeno i volontari di altre Associazioni, che solo sulla carta dichiarano di occuparsi di colonie, ma quando si tratta di tutelare fattivamente i gatti randagi, rinunciano perchè bisogna prima fare i conti (?!) con le persone che li gestiscono e se ne occupano, a volte davvero male. Arrivare al gatto di strada non è redditizio ed è necessario oltrepassare pregiudizi, discutere opinioni scorrette, rompere retaggi ancestrali e spendere tanto tempo ed energie, quindi nessuno ha voglia di impegnarsi fino in fondo per difendere il diritto dell’animale a sopravvivere dignitosamente, sancito in legge anche per i randagi. In questo difficile contesto si muovono solo pochi volontari motivati, perennemente in equilibrio tra la fragile psicologia umana e l’indifferenza diffusa verso l’animale.

Il breve racconto che segue è solo una delle tante situazioni dove siamo intervenuti. Ma con tutto il lavoro svolto ormai da oltre quindici anni sul territorio nel settore del randagismo felino, mettendo in campo i nostri volontari e il loro tempo, abbiamo raccolto così tanto materiale che potremmo scrivere un trattato. Un catalogo di inefficienze, incapacità, orrori, ignoranza, paure e indifferenza, circostanziato e completo di nomi, luoghi e dettagli, da noi riscontrati e registrati direttamente senza intermediazione. Nonostante tutto, noi volontari andiamo avanti nell’idea romantica o invece forse concretissima, che la nostra coscienza è a posto e siamo in grado di testimoniarlo con i fatti, anzi, con i GATTI.

“Cercare di arginare i gatti di una colonia vicina a campi agricoli è davvero un lavoro infinito e di sfinimento. I gatti semi inselvatichiti tendono a disperdersi e non è possibile regolarsi nemmeno sul quanti sono esattamente né riuscire ad attirarli con il cibo, in un contesto così dispersivo. Quindi ho deciso di continuare a trattare con i proprietari dei campi.
Giovedì ho trovato quello con cui avevo già parlato che, sfiancato dalla mia insistenza mi ha detto, “per me può anche catturarli ma è mio fratello che se ne occupa, lui però non vuole sterilizzarli e io non posso decidere” (gia’ l’anno scorso mi aveva detto che mi avrebbe fatto chiamare dal fratello e avevo anche lasciato un cartello perché mi chiamassero, e nonostante i vicini fossero andati a lamentarsi con loro del sovrannumero di gatti, nessuno mi aveva contattato).
Alla fine il tizio con cui ho parlato si e’ convinto e mi ha garantito che avrebbe fatto pressione sul fratello e mi avrebbe fatto chiamare sicuramente.
Venerdì mi ha chiamato la cognata (moglie di quello che si occupa dei gatti), con cui naturalmente ho litigato perche’ di me e della sterilizzazione non ne voleva sapere, fino a che – in qualche modo – l’ho convinta ad incontrarli oggi.

Dopo infinite discussioni e trattative per ottenere di sterilizzare i gatti, mi hanno concesso di catturarli e li ho invitati a segnalarmi quando ne avranno di nuovi (anche perchè entro 100 mt dal luogo ci sono altre due colonie già sterilizzate per un totale di oltre 30 gatti già in zona).
Dopo che finalmente si sono convinti e quando hanno capito il senso dell’intervento, il contadino-gattaro mi ha fatto una confessione … era arrivato ad avere tanti gatti (non ho voluto sapere il numero) ma i cacciatori che andavano lì a cacciare si erano lamentati più volte, per cui un giorno con lui presente ne hanno ammazzato uno davanti ai suoi occhi, sparandogli.

Lui anziché reagire e per non creare fastidi ai vicini delle case intorno e ai cacciatori ha pensato che invece di farli ammazzare agli altri, ci avrebbe pensato lui….
Aveva le lacrime agli occhi mentre me ne parlava.
E’ così che ne sono rimasti pochi…

Gli ultimi gattini che ha trovato a ottobre erano di una gatta che sono riuscita a far sterilizzare e che aveva latte quando l’ho catturata, ma lui li ha trovati e ammazzati, sempre con le lacrime agli occhi e dicendosi che era l’ultima volta perché non ce la faceva più a farlo.
Ha ammesso che comincia a far fatica ad ammazzare anche le galline, la cosa ancora più allucinante è’ che sembra che ci tenga ai gatti ormai rimasti, che sono in buone condizioni (anche se naturalmente non li porterà mai da un veterinario se si ammalano). Ora ha circa 70 anni e mi ha spiegato che lui è nato e vissuto in campagna e queste cose sono sempre state normali.

Ho dovuto mandar giù come tante altre situazioni simili che ho scoperto per caso e dirgli OK, ricominciamo tutto da capo, i gatti lui li terrà’ sempre, li vuole per i topi per cui l’ho anche convinto a chiamarmi se ne arriveranno di nuovi o se ne prenderà’ di nuovi.

Però quanto ancora dobbiamo mandar giù e digerire per poter salvare il salvabile e per educare le persone? A volte calibrando pazienza, educazione ed insistenza si ottiene qualcosa, ma non esistono giustificazioni per chi provoca sofferenze o barbarie agli animali.
Ormai è assodato, nelle situazioni private quando si formano colonie numerose o chiamano i cacciatori –nei contesti rurali- o li sterminano col veleno –nei contesti urbani-, che è meglio perchè non fa rumore e nessuno se ne accorge, tanto è casa loro e chissenefrega se si tratta di un reato.
Chi fa del male, pagherà, ne sono certa, anche se oggi ha le lacrime agli occhi, va ricordato alle persone con cui parliamo, in modo che le parole gli rimbombino nelle orecchie.
Soprattutto bisogna chiedere loro se si ricordano gli sguardi degli animali prima che morissero, se si sono pentiti. Forse solo così se li ricorderanno, per sempre …”

(febbraio 2015 – testimonianza di M.R., volontaria su colonie dal 2000)

Testo a cura di Donatella

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