Lettera aperta sul randagismo

C’è qualcosa che non va.

No, i conti non tornano.

13 anni a seguire, prendersi cura e aiutare i gatti randagi e gli interventi, anziché diminuire, aumentano.

Pensavo che fare volontariato in un gattile sarebbe servito a collocare presso buone famiglie tanti gatti homeless e poi un giorno non avrei più visto gattini soli in giro. Non avrei avuto da soccorrere più nessun gatto malmesso, malato o semplicemente abbandonato a se’ stesso in strada.

Avrei trovato finalmente un equilibrio in cui i gatti, tutti i gatti, domestici e selvatici avrebbero avuto un angelo custode, in strada o dentro una casa.

Pensavo che avrei trovato tanti gattari e persone comuni preoccupate come me di chiudere il rubinetto del randagismo, con il buon senso e la sterilizzazione.

Invece, dal 2002 ho contato quasi 10.000 sterilizzazioni di gatti, ho parlato con oltre 600 famiglie che hanno adottato un felino e anzichè vedere un orizzonte senza randagi, continuo ad incontrarne sempre di più.

Colonie di selvatici con 10, 15 o addirittura 30 randagi, cartoni pieni di gattini, trasportini abbandonati direttamente alla soglia – ruota degli esposti per animali – in un universo felino perennemente affollato che pare essere senza confini.

A volte implode, quando nelle colonie i virus uccidono a raffica, sterminando i più deboli, che raccolgo ormai esanimi.

A volte esplode, quando d’estate anziché contare i miei giorni di ferie, conto le decine di gattini accolti dopo il loro ritrovamento nei contesti più assurdi.

No, qui c’è qualcosa che non va.

Non va che si invochi ai gattili come la panacea di tutti i felini randagi.

Non va che in una società moderna e progredita si deleghi al volontariato ciò che per legge dovrebbe essere compito delle Amministrazioni.

Non va che in un mondo che invoca umanità, altruismo e aiuto verso tutti gli esseri viventi, li si neghi verso chi – pur in condizioni già precarie – si prende cura e carico di un gatto randagio.

Non va che a Bergamo qualcuno sevizi brutalmente i gatti. Non va che a Roma qualcuno impicchi un gatto. Non va che a Olbia qualcuno avveleni i gatti. Non va che a Brescia qualcuno abbandoni i gatti.

Qualcun altro dirà che, in fondo, sono solo gatti.

Io invece la penso diversamente.

Infatti NON SONO SOLO gatti.

La gentilezza verso un animale non cambierà – forse – il mondo.

Ma può cambiare il mondo per quell’animale.

E, in fondo, per me questo è quello che conta davvero.

 

Donatella

Capriano, 9 ottobre 2014

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